Il modello della famiglia patriarcale si è da poco dissolto in Italia. Ma nella percezione mentale che se ne ha pare distante secoli, un lontano puntino che si perde nei tempi oscuri del medioevo. Il diktat è l’indipendenza: a 18 anni fuori di casa! Vita autonoma, moderna, affrontando le difficoltà di petto perché solo con le responsabilità si cresce e si diventa veri uomini.
Il saper pagare le bollette, arredare una casa, curarne l’esterno, prepararsi i pasti e mangiarseli da solo rendono un individuo migliore di un altro, sono skills potenti, riti di iniziazione, marcatori di considerazione sociale.
Spesso l’indipendenza è forzata da cause fondate, come lo studio fuori sede, il lavoro trovato in un’altra città, la convivenza. Su questo nulla da dire, il cambiar casa diventa un malus che va pesato sulla bilancia costi/benefici delle opportunità che si presentano nella vita.
Ma se non si ha un lavoro, o si lavora nella stessa città dei genitori, non si ha intenzione di convivere, qual è il senso logico di ricercare l’indipendenza a ogni costo? Questa necessità imposta, prettamente dovuta ad una pressione sociale esterna, come si giustifica? Perché affrontare un mare di difficoltà solamente per sentirsi riconosciuti come “maturi”?
Ventenni, trentenni, quarantenni si vergognano per il fatto di vivere ancora con i propri genitori. Quando sono costretti a rivelare questa ignobile verità vengono accolti con un sorrisino ironico e snobbati come handicappati sociali. Un’opera di discriminazione e di bullismo che segue gli stessi meccanismi di emarginazione di chi non segue le mode o non si adegua agli atteggiamenti del branco.
Una analisi dei pro e dei contro condotta in modo razionale evidenzia come non ci sia alcun vantaggio economico o di benessere nell’abbandono del nido, cioè che per dare di sé un’immagine positiva al cospetto della collettività si spendono inutilmente risorse materiali ed emotive. Un bisogno indotto e irragionevole di riconoscimento sociale fa deviare dalla linea retta dettata anche da un limitato senso logico.
Si può parlare dell’ennesimo velo distorcente posto dalla società moderna sugli occhi dell’uomo contemporaneo, che gli impedisce di avere una corretta visione di come stanno le cose realmente.
I vantaggi del vivere in casa dei genitori sono infatti lapalissiani, evidenti anche alle menti più semplici, se non fossero condizionate da una malevole propaganda:
- I costi sono ridottissimi: non si paga un mutuo e nemmeno un affitto. I pochi soldi che entrano si possono spendere tutti per esigenze personali, senza dover fare la figura del barbone rifiutando inviti a cene, uscite, calcetti, aperitivi, serate in discoteca, vacanze.
- Le bollette sono a carico del capo famiglia e non si devono fare file per pagarle.
- Ci si può permettere un televisore grande e spesso l’abbonamento a Sky è incluso nel pacchetto famigliare
- Non si spendono soldi per la spesa, non si fa la spesa, ma al massimo si perde un minimo di tempo a fare l’elenco di quello che serve.
- Non bisogna pulire in casa o assumere qualcuno che lo faccia.
- C’è qualcuno che lava i panni, e soprattutto che li stira. Niente errori con i colori, nessun timore a dover andare in giro con i vestiti stropicciati con la speranza che si stirino da soli sul proprio corpo.
- Guadagno netto di tempo nel non doversi preparare da mangiare.
- Guadagno in salute grazie a pasti preparati a dovere e con un sapore accettabile, diversi dallo junk food o dai cibi maltrattati e tristi che la solitudine e la mancanza di voglia inducono ad ingurgitare quando si è da soli.
- Lenzuola che magicamente cambiano da sole al variare della stagione.
- Una cura e una manutenzione della casa anche nei più piccoli e minuziosi dettagli che sarebbe impossibile in una vita autonoma.
Sono 10 punti stesi velocemente, ma non sarebbe difficile trovarne altri. Ora: come si può pensare che l’obbligarsi ad una non necessaria (nel senso di non indotta da circostanze materiali esterne) indipendenza ed imparare ad espletare queste fastidiose e banali incombenze aiuti la crescita di un individuo e lo renda migliore?
Non si può negare che il vivere da soli abbia i propri vantaggi: autonomia rispetto alle regole imposte da chi in famiglia è gerarchicamente superiore, libertà di gestire orari e conduzione della vita domestica, possibilità di ospitare altre persone. Ma questi vantaggi, in confronto a quelli offerti da una vita in famiglia, giustificano una scelta così radicale?
Siamo nati per soffrire, ma una condotta di vita saggia dovrebbe cercare di eliminare quanto più possibile i disagi. Rimanete in casa!