morte di un VIP

Quando muore un personaggio pubblico è una festa. Se lo fa di notte o di prima mattina ancora di più.

Ti svegli e guardi le notizie sullo smartphone, leggi del decesso e sale l’eccitazione. Subito dai un’occhiata a Facebook per studiare lo stato dell’arte, quanti ne sono già a conoscenza e che tipi di commento sono apparsi nelle varie cerchie di amici.

A questo punto è il tuo turno, ed hai una serie di opzioni per agire, per stabilire che immagine di te vuoi dare, per aprire la caccia ai like.

  1. Ancora pochi (o nessuno, quasi impossibile) lo sanno: cerchi fonti autorevoli per verificare che non sia la solita gag in stile “è morto Renzo Arbore” nella quale sei già caduto più volte, con annessa figura vergognosa; quando sei sicuro condividi un link da un sito affidabile accompagnato da poche parole di cordoglio, del tipo “R.I.P.” o “eri un grandissimo”. Il tuo obiettivo è smuovere le coscienze ed essere il primo riferimento da cui partiranno ad albero condivisioni e discussioni su altre bacheche.
  2. Scrivi una breve citazione da un suo libro, canzone, film, di quelle più banali e conosciute perché tutti possano capire di chi stai parlando, oppure ricordi uno dei suoi libri, titoli, personaggi più famosi perché il tuo pubblico possa dire “ah, ma è quello che ha fatto…”
  3. Ti accorgi che le banalità sono già state tutte prese allora ti distingui scrivendo: “io invece me lo ricordo per…” e riporti una delle sue opere meno note, anche se brutta ed a ragione misconosciuta, “mi ha commosso e mi ha colpito perché lì …” cercando un aspetto che denoti la tua sensibilità ed unicità, i tuoi interessi peculiari che avevi in comune con il defunto, per i quali ti mancherà.
  4. Sei in ritardo, tra mainstream ed erudizione delle altre bacheche sai già  molto del VIP e puoi distinguerti con un panegirico in suo onore stile orazione funebre; vuoi tirare le somme del lutto, fingere di essere un opinion leader e mettere la parola fine alla processione coprendo la bara con l’ultimo pugno di terra.
  5. Tu conoscevi bene, da fan,  chi è morto e spetta invece a te l’ultima parola; analizzi con cognizione la sua vita, le sue  opere e la sua personalità, meriteresti il successo nella competizione social. Ma ormai sei arrivato tardi, tutti hanno già detto la loro e nessuno ha più voglia di leggere il tuo necrologio. Puoi sentirti comunque il vincitore morale.
  6. Vuoi essere cinico per cambiare target e raccogliere i “mi piace” di chi vorrebbe farlo ma non ha il tuo coraggio: dichiari palesemente ed in modo liberatorio che non te ne frega niente e che ti aspetti di leggere frasi fatte, errori di persona e nell’attribuzione delle opere. In questo modo ti garantisci un successo sicuro ma inferiore a quello portato da un lutto commovente e ben fatto, riceverai critiche ma ti assicurerai anche una buona dose di commenti.
  7. Ti dedichi all’umorismo nero, o macabro. Fai doppi sensi sul modo in cui è morto il personaggio pubblico, sui suoi difetti ed errori in vita, su quello che non ti piaceva di lui, sulle allusioni e sui gossip che lo riguardavano. Il risultato può essere fastidioso e non compreso da tutti, rischi di oltrepassare i limiti o di scavarti una nicchia tra l’asociale ed il nerd.
  8. Ormai gli scaffali sono vuoti e devi andare sul raffinato: fai sarcasmo sul lutto, scrivi un post meta-qualcosa dove dai ad intendere ad una prima lettura la tua commozione, ma ad un secondo passaggio alcuni eletti possono percepire una critica all’ipocrisia ed alla decadenza della società social-globale che finge di soffrire per persone che non conosce e che sono vuote icone commerciali. Probabilmente sei solo come un cane o frequenti poca gente orribile.

La giornata sarà piena, occuperai il tempo a controllare le tue notifiche, a commentare le bacheche degli altri, ad autocitarti, a pensare le mot juste per farti notare all’interno del capannello funebre virtuale riunito nella piazza di Facebook fino a notte.

Come ogni festa non può durare per sempre. La mattina dopo il duro impatto con la realtà: “Oggi non è morto nessuno; mi annoio, una giornata buttata nel cesso”. Questo è il vero lutto.