La rivoluzione renziana

La rivoluzione della politica e della società italiane

Per il secondo trimestre consecutivo il PIL dell’Italia è negativo, siamo perciò tecnicamente in recessione.

Questa notizia sembra una dura mazzata dopo i sacrifici  imposti dai governi Monti-Letta e la ventata di ottimismo portata dal nuovo primo ministro Matteo Renzi. Dunque le riforme, le promesse, lo slancio entusiastico propugnati in questi mesi sono state vane speranze perdute nel vuoto, o peggio ancora prese per i fondelli?

Tutt’altro!

Il progetto di Renzi è una difficile trasformazione a tutto tondo della società italiana, forse ancora condizionato dall’idea dell’uomo nuovo dei regimi totalitari del secolo passato; le riforme che con passo spedito sta imponendo al paese riguardano un sistema politico più snello ed efficace, lo smantellamento delle rendite di posizione e delle burocrazie che ostacolano la libera espressione dello spirito imprenditoriale, la lotta al fisco opprimente, la meritocrazia e la valorizzazione dei giovani talenti.

La parte più importante del progetto, ma la più difficile da comprendere e da accettare per un elettorato ed un popolo abituati a ragionare in maniera vecchia e sclerotizzata, è quella della decrescita felice.  L’abbassamento progressivo e costante del PIL è in realtà un grande successo, cercato, voluto ed ottenuto con l’obiettivo di mettere l’Italia in prima fila e darle un vantaggio competitivo sulle altre concorrenti. Ormai l’idea di una crescita magnifica e progressiva del Prodotto Interno Lordo è vecchia e  superata, d’altronde

 Chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista 

(Kenneth Boulding)

L’errore di Renzi è non aver sostituito questo indicatore con un ben più significativo indice di benessere complessivo. L’italiano sta imparando a godere dei piaceri naturali che la nazione può offrirgli: il mare, il sole, la pizza, i prati verdi, l’ottimo cibo, le belle canzoni, i soldi dei nonni e dei genitori. Sta finalmente affrancandosi dal suo ruolo di consumatore stupido e ammansito dalla TV, e sta riscoprendo la bellezza della povertà, e tutta la felicità che in essa può ritrovare.

Non c’è soltanto la dilapidazione irreversibile dell’ambiente e delle risorse non sostituibili. C’è anche la distruzione antropologica degli esseri umani, trasformati in bestie produttrici e consumatrici, in abbrutiti zapping-dipendenti

(Cornelius Castoriadis)

A testimonianza di come questa mentalità stia piano piano facendo breccia nella popolazione c’è la questione degli 80 euro in busta paga: questi non hanno in alcun modo favorito i consumi e non hanno dato alcun impulso alla crescita economica; nonostante la tentazione, la golosa esca all’amo, l’italiano ha dimostrato una maturità commovente.

Questo ritorno ad Arcadia volenti o nolenti si abbatterà sull’intera popolazione mondiale; i nuovi modi di produzione e gli impressionanti sviluppi dell’ Intelligenza Artificiale ci portano verso una organizzazione aziendale dove l’impresa impiegherà solo un uomo ed un cane: l’uomo deve nutrire il cane ed il cane deve tenere l’uomo lontano dalle macchine.

Abituarci prima degli altri alla povertà è un grande favore che Renzi  ci sta facendo e lo sta facendo molto bene, lottando in un mare in tempesta contro i pregiudizi e le mentalità retrograde. Non so quali saranno i prossimi passi della rivoluzione, ma li attendo con grande curiosità, e sono convinto che non sia lontano il giorno in cui la recessione tecnica non verrà subita come un lutto ma presentata e festeggiata come un successo.

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